Il contesto e le idee
La differenza fondamentale tra una comunità ricca e una comunità povera non sta nella media dei depositi bancari dei suoi abitanti ma nella quantità e qualità d’idee che circolano al suo interno. Una comunità ricca d’idee è una comunità pulsante e viva e chi ne respira l’aria, è “naturalmente esposto” a stimoli che diventano altre idee, magari migliori delle precedenti, e che vanno a loro volta ad arricchire e a nutrire il contesto, creando un circolo virtuoso in cui il meglio (di chiunque) avanza. Le idee sono e producono creatività, cultura, inventiva, sapere, soluzioni nuove a problemi antichi e attuali; sono la base immateriale su cui si basa la civiltà e la stessa ricchezza materiale di un luogo; sono l’anima di quella comunità in cui nascono e si esprimono, e si sa che senz’anima si è pietre.
Certo, le idee possono essere anche cattive idee e, se attecchiscono e si diffondono sono distruttive, come tante volte è accaduto nella storia dell’umanità: basti pensare alle ideologie politiche basate sull’autoritarismo (fascismo, stalinismo, ecc.) o all’integralismo religioso che tenta di imporre le proprie credenze anche a chi non si riconosce in quella religione, o all’ideologia liberista che in campo economico ha reso il mondo intero una palla tra i piedi della finanza. Dalle nostre parti imperversano anche altri tipi di cattive idee, quelle che fanno dell’Italia meridionale diversa da altre parti dell’Europa: la sfiducia nell’idea del progresso civile di tutti, ad esempio, che genera da un lato la squalifica sprezzante di chi propone il cambiamento e dall’altro la sottomissione clientelare al potente, e riduce il nostro mondo a un chilometrico bancone di bar. A quel bancone sono appoggiati in milioni e lì, con poche parole e molte smorfie si tritura e si rende inservibile ogni idea di cambiamento, cioè ogni speranza.
In questa prospettiva, il fatto che un piccolo magazine locale come Livù compia i suoi cinque anni di vita appare quasi miracoloso. Ma forse dipende solo dal fatto che a tenerlo in vita ci sono giovani che – tra immancabili errori, cadute e svarioni che capitano solo a chi fa qualcosa – credono nella possibilità di criticare senza distruggere, assumendosi la responsabilità delle proprie idee e portandole al confronto con gli altri. Tenacemente impegnati a non prendersi troppo sul serio ma tentando di portare esempi seri di altri (forse migliori) modi di stare nel nostro piccolo mondo. Portando un piccolo prezioso contributo a chi, da altre postazioni e con altre responsabilità, fa (o dovrebbe fare) la stessa cosa: dare anima al luogo.
(Livù, febbraio 2013)
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