La complicata bellezza dell’adozione
Adottare un bambino è donare a se stessi e a un bambino una complicata, straordinaria e meravigliosa opportunità. Meravigliosa per la vita dei genitori adottivi, che si compie e si qualifica, meravigliosa per il bambino che ha l’opportunità di rinascere a una nuova vita. Nella maggior parte dei casi tale opportunità viene colta, e lo vediamo nello sguardo felice dei protagonisti. L’incontro adottivo è però complicato perché è di solito l’incontro di storie difficili e dolorose, da un lato e dall’altro: per essere adottato, il bambino deve essere stato legalmente dichiarato “in stato di abbandono”, è già questa espressione mette i brividi, perché lascia immediatamente intravedere il dolore del sentirsi inermi di fronte alla mancanza di protezione e, troppo spesso, di fronte al maltrattamento vero e proprio. Anche dal lato dei genitori adottivi c’è stato il dolore della scoperta dell’infertilità, la sua faticosa accettazione, la ricerca di rimedi medici che non sono stati trovati, la scelta finale dell’adozione, spesso preceduta da un tormentoso gioco tra marito e moglie.
Quando l’adozione riesce bene? L’esperienza ci dice che tutto va bene tanto più quanto più si comprende, da parte degli adulti, che il bambino che s’incontra porta su di sé delle ferite che devono essere curate. Ferite che possono impedirgli di stare bene subito, nonostante tutto l’impegno che i genitori adottivi mettono in atto. L’angoscia della ripetizione dell’abbandono che il bambino ha (avendolo subìto una prima volta), ad esempio, gli impedisce di fidarsi e accettare da subito la disponibilità che pure gli viene offerta; ci vorrà tempo e pazienza affinché quella angoscia svanisca. La storia di vita prima dell’adozione, inoltre, se non trattata adeguatamente con il racconto e con l’ascolto attento e benevolo verso i genitori naturali, porta il bambino adottato a paralizzanti “conflitti di lealtà”: perché amare i nuovi genitori potrebbe significare tradire e far arrabbiare le figure interiorizzate dei genitori naturali… .
Ci sono degli antidoti, semplici e fondamentali, rispetto a questi rischi.
Prima dell’adozione è necessario: 1) confrontarsi sino in fondo tra marito e moglie su quanto il desiderio di adottare sia davvero di entrambi, e non solo di uno dei due; 2) confrontarsi con altre persone che hanno fatto l’esperienza dell’adozione; 3) formarsi per un compito per il quale l’amore “generico”, anche se tanto, non basta: è necessario sapere e saper fare, perché c’è da curare e sanare ferite che possono essere state profonde.
Dopo l’adozione: 1) sin dai primi giorni, non restare mai soli, e lasciarsi aiutare da tutti: amici, parenti, altri genitori; 2) pensare che, poiché è difficile ciò che si sta facendo, è facile sbagliare: non essere troppo sicuri delle proprie posizioni; 3) affinare nel tempo la propria capacità di confrontarsi e chiedere aiuto.
Ma sempre: ciò che consente di superare tutti (o quasi tutti) gli ostacoli che s’incontrano nel faticoso e meraviglioso cammino dell’adozione è la fiducia incrollabile, direi più precisamente la fede, che i genitori devono avere e mostrare in ogni fase difficile. Dicendo e ripetendo: quale che sia la difficoltà ci lavoreremo su, e le cose andranno meglio.
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