La speranza e l’illusione

La linea che distingue la speranza dall'illusione è assai sottile, a volte quasi invisibile, perciò assai difficile da stabilire. Tuttavia, ciascuno intuisce quanto sia importante saper distinguere le due cose, poiché solo una – la speranza – sta con tutto ciò che è dalla parte della vita. Siamo biologicamente e psicologicamente costruiti per sperare, e la speranza è inscritta in ogni cellula del nostro corpo, e di ogni cosa viva. Il detto «Finché c'è vita c'è speranza» lo spiega in maniera tecnicamente perfetta, e chiarisce sino in fondo che la speranza è parte integrante della vita, non è un accessorio opzionale. Perciò è naturale e giusto sperare. Si è disperati solo quando ci si oppone attivamente al flusso della vita, perché la vita chiama se stessa, senza bisogno di nient'altro.


L'illusione nasce sempre dal nostro bisogno di negare a noi stessi la realtà di quel momento che stiamo vivendo, perché troppo angosciosa. Ad esempio, la negazione della realtà è la risposta all'angoscia che ci viene dal primo impatto con il lutto: «Non è possibile, non è vero» è ciò che diciamo di fronte a ogni perdita per noi importante. Quando il bisogno di negazione persiste, perché troppo grande è l'angoscia dalla quale dobbiamo pararci, allora si aprono due strade. La prima è il distacco dalla realtà, quel che chiamiamo "l'impazzire dal dolore", sia pure transitoriamente; la seconda è l'affidarsi cieco a una persona, a un'idea, sospendendosi nell'attesa di un miracolo, di un evento che pur nella sua assoluta improbabilità viene considerato invece semplice e risolutivo.
Un criterio importante, secondo me, per distinguere la speranza dall'illusione sta nel fatto che la speranza è operosa e critica, comporta il darsi da fare, assumere una responsabilità verso se stessi, riconoscere i limiti delle possibilità che abbiamo, e cercare di superarli sin dove è possibile. La speranza è intelligenza, consapevolezza che tutto ciò che potrebbe dipendere anche da me può essere migliorato. L'illusione, invece, comporta sempre una delega a qualcuno o qualcosa: una divinità, che potrebbe fare un miracolo, o un mago. (Complice l'ignoranza, la disperazione che diventa illusione fa sì che ancora oggi siano spesi miliardi di euro per finanziare pratiche magiche).
A giorni si vota, e il difficile compito di distinguere tra speranza e illusione ci toccherà nella nostra veste di cittadini di un'Europa che ha bisogno di cambiare. Ci vorrà tutto la nostra intelligenza, tutto il nostro spirito critico, per fare la scelta giusta. Ma dal ragionamento proposto sin qui "un aiutino" si può forse ricavare: l'illusione è incarnata da quello che la spara più grossa, che promette il cambiamento assoluto o la salvezza da un nemico mortale, di volta in volta demonizzato; la speranza sta con chi non nega la complessità del reale e chiede a ognuno di fare la propria parte. Non solo per sé, ma per tutti, e soprattutto per chi verrà dopo di noi.

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