La verità delle cose

Mai come adesso, dall’inizio dell’umanità, abbiamo avuto la possibilità di assumere informazioni e notizie sulla realtà di cui siamo parte. Le notizie e le conoscenze che assumiamo sono come il cibo: entrano in noi e contribuiscono a dare una forma alla nostra mente, diversa da quella che hanno gli altri. In questo processo siamo tutt’altro che passivi: siamo attivissimi. Scegliamo noi quali programmi televisivi seguire, quali giornali leggere, quali notizie convalidare e accettare, e quali invece no. Ma facciamo questa selezione in modo davvero critico e “giusto”? Spesso no. Spesso selezioniamo accuratamente le fonti di informazione solo per avere la conferma di quel che ci piace pensare. Questo spiega, ad esempio, la tenace sopravvivenza di tante credenze totalmente false, e dimostrate false centinaia di volte: “i vaccini fanno male”, “i maghi sono persone con capacità speciali”, “l’uomo non è mai atterrato sulla luna”, “le ‘Torri Gemelle’ di New York erano state progettate per fare quella fine”, sino alle posizioni razziste su neri, ebrei, musulmani, e a tutte le credenze intorno a cui ruotano le sette di ogni tipo e natura. Il guaio è che non è neanche possibile ragionare, argomentare, con chi è affezionato a false credenze, perché esse svolgono una funzione importante nell’equilibrio di quella persona. Sono come delle stampelle, delle ingessature che irrigidiscono strutture fragili: quelle di persone che portano dentro si sé una qualche paura di crollare, di cui non sono spesso neanche consapevoli.

 

Schematizzando molto, potremmo dire che la logica (la nostra capacità di pensare correttamente) è sostituita dalle false credenze ogni volta che è presente una paura. La paura dello sconosciuto mi fa diventare razzista, la paura di ciò che non riesco a capire mi fa affidare a chi finge di avere risposte per ogni cosa (il mago), la paura della morte (mia o di chi amo) mi rende sensibile ai rimedi fasulli del ciarlatano, la paura di essere ingannato dall’autorità mi mette in balìa delle invenzioni complottistiche. E così via.

Questo vuol dire che non esiste nessuna realtà, nessuna verità, ma solo ciò che illusoriamente preferiamo pensare sia tale? No, la realtà e la verità (almeno per quello che è umanamente possibile conoscere, con gli strumenti e il sapere che abbiamo ora) esistono, e per incontrarle abbiamo alcuni strumenti: 1. imparare a distinguere le fonti, le sorgenti da cui prendiamo le informazioni, scegliendo quelle più accreditate, più stimate, più collaudate (non quelle semplicemente più seguite: si può prendere una grossa cantonata anche se siamo in centomila a pensarla così!), e poi confrontarle tra loro; 2. lasciare nella propria mente lo spazio di un dubbio, perché quello è il motore primo della ricerca della verità e aprirci al confronto con altri punti di vista; 3. diffidare molto delle verità basate sulla teoria dei complotti (di qualcuno contro qualcun altro). Il complotto è di solito un modo semplice e auto-ingannevole per spiegare cose che sono in genere dannatamente più complicate.

La verità su qualcosa esiste sempre (compresa la verità dell’impossibilità di conoscerla, al momento). La verità esiste, ma per conquistarla occorre faticare un po’, e questa fatica è una delle meraviglie della nostra natura: la possibilità illimitata di continuare, per tutta la vita, a scoprire e imparare.

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