La verità delle cose
Mai come adesso, dall’inizio dell’umanità, abbiamo avuto la possibilità di assumere informazioni e notizie sulla realtà di cui siamo parte. Le notizie e le conoscenze che assumiamo sono come il cibo: entrano in noi e contribuiscono a dare una forma alla nostra mente, diversa da quella che hanno gli altri. In questo processo siamo tutt’altro che passivi: siamo attivissimi. Scegliamo noi quali programmi televisivi seguire, quali giornali leggere, quali notizie convalidare e accettare, e quali invece no. Ma facciamo questa selezione in modo davvero critico e “giusto”? Spesso no. Spesso selezioniamo accuratamente le fonti di informazione solo per avere la conferma di quel che ci piace pensare. Questo spiega, ad esempio, la tenace sopravvivenza di tante credenze totalmente false, e dimostrate false centinaia di volte: “i vaccini fanno male”, “i maghi sono persone con capacità speciali”, “l’uomo non è mai atterrato sulla luna”, “le ‘Torri Gemelle’ di New York erano state progettate per fare quella fine”, sino alle posizioni razziste su neri, ebrei, musulmani, e a tutte le credenze intorno a cui ruotano le sette di ogni tipo e natura. Il guaio è che non è neanche possibile ragionare, argomentare, con chi è affezionato a false credenze, perché esse svolgono una funzione importante nell’equilibrio di quella persona. Sono come delle stampelle, delle ingessature che irrigidiscono strutture fragili: quelle di persone che portano dentro si sé una qualche paura di crollare, di cui non sono spesso neanche consapevoli.